Edoardo De Filippo , tra le sue tantissime opere , ne ha dedicata una al ragù napoletano...eh si, perchè per ogni napoletano che si rispetti nessun ragù è buono se non quello di mammà.
Devo però precisare che a Napoli , zona che vai ragù che trovi , nel senso che c'è chi lo fa con carne mista ( vitello e maiale) e chi con una sola qualità.
'O rraù ca me piace a me
m' 'o ffaceva sulo mammà.
A che m'aggio spusato a te,
ne parlammo pè ne parlà.
Io nun sogno difficultuso;
ma luvàmell''a miezo st'uso.
Sì, va buono: cumme vuò tu.
Mò ce avèssem' appiccecà?
Tu che dice? Chest'è rraù?
E io m'a 'o mmagno pè m' 'o mangià...
M' 'a faje dicere na parola?
Chesta è carne c' 'a pummarola.
Ricordo ancora quando le domeniche le trascorrevo dai miei nonni partenopei ed ancora mi tornano i mente gli odori e i profumi , che sono diventati quelli che mi riconducono alla mia infanzia.
Appena scesa dall'automobile ricordo il profumo del limone che il nonno curava come un figlio, con i suoi bei frutti gialli come l'oro e appena si entrava in casa si veniva accolti dal profumo delizioso del ragù che la nonna, con tanta cura e pazienza ci preparava.
Essendo io all'epoca una bimbetta tutta pelle e ossa ( difficilissimo a crederci, nel vedermi adesso ), ricordo che abbinava questa bontà agli ziti. Il compito , permettetemi di dire non facile, di spezzare tale pasta toccava al nonno, che si sedeva sulla sua seggiola e con il colapasta poggiato sulle gambe iniziava il suo duro compito.
Siccome si inventavano di tutto pur di farmi mangiare, ricordo che la nonna li faceva spezzare per me , piccoli piccoli , della grandezza di una falange... ah povero nonno , quanta pazienza !!!!
Siccome poi gradivo , la nonna il ragù rimasto lo metteva in un barattolo di vetro e lo dava a mia madre , con la speranza che il miracolo del pasto si ripetesse anche il giorno dopo.
Oggi la situazione è un pò diversa, avendo un critico gastronomico in famiglia, mio marito per precisare, ogni domenica è sempre la stessa storia... Poverina la mia mamma che si sente dire dal genere partenopeo (in tono di scherzo ovviamente ) che il suo è un ottimo ragù, ma non uno napoletano !!! E da lì iniziano le frecciatine, le battutine , ma sempre tutto in tono scherzoso .
Il segreto di un buon ragù ? Credo che sia la pazienza, tanta tanta pazienza e l'amore per le persone per cui si cucina. Va preparato il giorno prima in una pignatta di coccio , fatto cuocere a fuoco lento e lasciato "pippiare" o "pappuliare" che dir si voglia per almeno otto ore.
Nella riuscita di questo ragù che è stato un successone devo assolutamente ringraziare l'azienda Mazzotti Home per la pignatta inviatami , una vera e propria opera d'arte non solo nell'aspetto, ma anche nell'assolvere appieno il suo compito.
Allora è inutile dilungarsi ancora, vi lascio la ricetta augurandovi un buon ragù!!!
Appena scesa dall'automobile ricordo il profumo del limone che il nonno curava come un figlio, con i suoi bei frutti gialli come l'oro e appena si entrava in casa si veniva accolti dal profumo delizioso del ragù che la nonna, con tanta cura e pazienza ci preparava.
Essendo io all'epoca una bimbetta tutta pelle e ossa ( difficilissimo a crederci, nel vedermi adesso ), ricordo che abbinava questa bontà agli ziti. Il compito , permettetemi di dire non facile, di spezzare tale pasta toccava al nonno, che si sedeva sulla sua seggiola e con il colapasta poggiato sulle gambe iniziava il suo duro compito.
Siccome si inventavano di tutto pur di farmi mangiare, ricordo che la nonna li faceva spezzare per me , piccoli piccoli , della grandezza di una falange... ah povero nonno , quanta pazienza !!!!
Siccome poi gradivo , la nonna il ragù rimasto lo metteva in un barattolo di vetro e lo dava a mia madre , con la speranza che il miracolo del pasto si ripetesse anche il giorno dopo.
Oggi la situazione è un pò diversa, avendo un critico gastronomico in famiglia, mio marito per precisare, ogni domenica è sempre la stessa storia... Poverina la mia mamma che si sente dire dal genere partenopeo (in tono di scherzo ovviamente ) che il suo è un ottimo ragù, ma non uno napoletano !!! E da lì iniziano le frecciatine, le battutine , ma sempre tutto in tono scherzoso .
Il segreto di un buon ragù ? Credo che sia la pazienza, tanta tanta pazienza e l'amore per le persone per cui si cucina. Va preparato il giorno prima in una pignatta di coccio , fatto cuocere a fuoco lento e lasciato "pippiare" o "pappuliare" che dir si voglia per almeno otto ore.
Nella riuscita di questo ragù che è stato un successone devo assolutamente ringraziare l'azienda Mazzotti Home per la pignatta inviatami , una vera e propria opera d'arte non solo nell'aspetto, ma anche nell'assolvere appieno il suo compito.
Allora è inutile dilungarsi ancora, vi lascio la ricetta augurandovi un buon ragù!!!
- Difficoltà : facile
- Tempo : 8 ore
- Costo : € 20 circa
- Ingredienti per 10 persone :
4,5 l di passata di pomodoro
500 g di salsiccia cervellatine ( quella sottile)
8 tracchie
8 fettine spesse di muscolo di vitello
5 cotiche di maiale
100 g di prosciutto crudo
100 g di pancetta arrotolata
50 g di cipolla
sale qb
- Preparazione :
La prima cosa da fare è tritare finemente la cipolla con il prosciutto crudo e la pancetta. Questa operazione potrete farla tranquillamente con un mixer per risparmiare un pò di tempo.
Versate il trito nel tegame di coccio e fate rosolare a fuoco basso e ricordandovi sempre di poggiare la pentola su uno spargifiamma . Appena la cipolla sarà bella imbiondita e i grassi del prosciutto e della pancetta sciolti , unitevi tutta la carne, comprese le cotiche che voi o il vostro macellaio avrete arrotolato ed insaporito all'interno con pepe, sale, aglio e prezzemolo ( molti a Napoli mettono anche pinoli ed uvetta ,ma questa volte l'ho omessa).
Fate rosolare affinchè la carne non sia sigillata per bene ( contando che state usando una pentola di coccio tale operazione può durare dai 45 ai 60 minuti).
Unite la passata di pomodoro, salate e lasciate pippiare cioè bollire piano piano per circa sette ore.
Il miglior modo per assaggiarlo è quello di cospargerlo su una fettina di pane .
- Occorrente:
Pentola di coccio